Uno delle più tipiche rocche lombarde dell'area del cremonese, il castello di Soncino, eretto tra il 1473 e il 1475, ha avuto un ruolo fondamentale nella difesa dell'area sino al 1536, anno in cui ci fu la Pace di Lodi, quando la Repubblica di Venezia lo cedette al Ducato di Milano.
Il castello si presenta come un imponente complesso difensivo, circondato da un ampio fossato e difeso ad ogni angolo dalle possenti torri, di cui una cilindrica.
L’interno presenta ancora alcune tracce degli affreschi che furono fatti realizzare dai proprietari. Entrando si trova il primo cortile, il Rivellino, che costruiva uno sbarramento fortificato con due uscite, una verso il borgo e una verso la campagna.
L'ingresso quadrilatero fu in gran parte ristrutturato alla fine dell'800 dallo stesso architetto che costruì il Castello Sforzesco di Milano, Luca Beltrami.
Le scale d'accesso agli spalti non esistevano: per una migliore difesa i soldati salivano tramite strutture mobili che poi ritiravano.
L'ingresso alla Rocca era garantito da due ponti levatoi. La struttura, diroccata nel fossato, era collegata tramite un piccolo ponte levatoio ai sotterranei della Torre del Capitano e permetteva ai soldati di raggiungere gli spalti delle mura per la prima difesa della rocca.
Il fossato era diviso in tre sezioni, una di queste sempre piene d'acqua.
Il cortile principale era circondato da quattro torri: la torre cilindrica, la torre del capitano e da due torri gemelle. All'interno del castello c'è la sede del Museo Civico Archeologico. Nel museo si trovano reperti dalla preistoria fino al 1700.
La Torre del Capitano, che era la residenza del capitano della guarnigione militare, era composta da sei piani di cui tre sotterranei. Da qui si apriva un accesso levatoio che si collegava al ponte diroccato nel fossato che permetteva di raggiungere gli spalti delle mura.
Avventuratevi in questi cunicoli e scalini in pietra fino ad arrivare alla cantina, adibita al deposito di viveri. In questi cunicoli e salette potrete notare che alcune pareti sono diverse rispetto a quelle della Rocca, ed è probabile che appartenessero alla precedente cinta muraria inglobata nella struttura stessa della rocca.
In ogni torre sono presenti due livelli sotterranei un tempo adibiti a prigione o ambienti del ricovero dei soldati.
Nelle prigioni, i prigionieri erano solitamente personaggi di una certa importanza per cui i soldati venivano rilasciati oppure direttamente giustiziati dato il poco spazio. La vera prigione di Soncino si trova nel palazzo comunale.
Proseguendo lungo gli scalini si risale e si arriva in una gialla e colorata cucina, ora adibita a mostra d'arte; l'ambiente è fornito da un camino che serviva per cucinare, riscaldare ed illuminare. Curiosità time: all'epoca, al posto delle finestre si usavano le cosiddette “impannate”, panni imbevuti di olio o cera, inchiodati su telai mobili che venivano applicati sugli infissi. Sul pavimento erano stese erbe profumate per togliere i cattivi odori.
Dopo la cucina è tempo di scoprire la camera da letto, ammobiliata con un letto a cassone con baldacchino con casse e armadi per riporre gli abiti.
Uscendo da qui si arriva agli spalti che conducono alla torre cilindrica: vecchio torrione della cerchia muraria venne rialzato per essere adattato alla Rocca. La struttura rotonda permetteva maggiore resistenza durante gli attacchi di artiglieria nemica. La torre cilindrica è la torre più esterna della rocca ed in cima è posto l'osservatorio chiamato Befredo. All'epoca qui era il posto dove venivano posizionate le bombarde, grossi cannoni da difesa.
Dopo la torre cilindrica troviamo l'ultima parte del castello con le due torri gemelle dove, in una di queste, si trova la cappella adibita a luogo di culto: diversi affreschi compaiono sulle pareti tra cui Una Madonna con Bambino. Gli altri affreschi rappresentano stemmi nobiliari come quello degli Sforza con l'Aquila imperiale ed il serpente/drago ed il Leone di S.Marco ricordo del breve dominio veneziano nei primi anni del 1500.
Questo castello, come tutto il borgo di Soncino, è stato protagonista di alcune scene di un film che ha vinto ben due Oscar, Ladyhawke.
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