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Immagine del redattoreIlaria Scotti

Back in 1800: Crespi d'Adda

Aggiornamento: 2 mag 2020

Oggi facciamo un salto indietro nel 1800, dove la famiglia Crespi, industriali cotonieri lombardi, realizzarono un moderno "Villaggio ideale del lavoro" accanto al proprio opificio tessile, lungo la riva bergamasca del fiume Adda. Questo angolo è stato dichiarato patrimonio dell’ UNESCO nel 1995 per il suo patrimonio storico: è uno degli esempi meglio conservati di villaggio operaio industriale che esistano al mondo. Contrariamente a siti analoghi, lo stabilimento è stato funzionante fino al dicembre 2003 e le case sono tuttora abitate.

Il signor Crespi acquistò 85 ettari di terra dai comuni di Capriate San Gervasio e Canonica d'Adda dove iniziò a costruire una piccola città per lui, la sua famiglia e i suoi operai: dal suo castello, alle villette per i dipendenti, alla scuola, passando per un ospedale, un cimitero e un campo sportivo.

Entrando in questo piccolo paesino si entra in uno scenario di altri tempi, quando gli imprenditori avevano cura e rispetto dei loro dipendenti, quando questi capivano che un operaio che viveva tranquillo, ben pagato, con una casa, un tetto e una famiglia produceva di più e meglio di uno sfruttato, in difficoltà con le rate del mutuo e senza una sicurezza economica.

L'ingresso principale della fabbrica è posto lungo il viale principale del villaggio, caratterizzato dai cosiddetti "cancelli rossi" in ferro battuto con decorazioni floreali. La struttura si compone di quattro parti principali, corrispondenti alle diverse fasi produttive che si compivano all'interno dell'azienda: filatura, reparti complementari, tessitura e tintoria.

Camminando in questo vialone si iniziano a scorgere le prime case, una di queste è la villa padronale, costruita in stile tardo romantico con le forme riprese dalle costruzioni medievali, tanto che l'edificio è spesso conosciuto come Castello.



Nel 1904 la famiglia Crespi fece realizzare un piccolo ospedale lungo il viale principale, a pochi metri dall'ingresso dell'opificio in modo da poter intervenire con sollecitudine in caso di infortuni sul lavoro. L'assistenza sanitaria era completamente a carico della famiglia Crespi, i quali facevano arrivare nel villaggio, nei casi di emergenza più gravi, specialisti da Milano.


Le case per gli operai, nella maggior parte dei casi erano bifamiliari, situate all'interno di lotti rettangolari uniti a formare piccoli isolati delimitati dalla rete stradale. Originariamente, lo spazio intorno a questi edifici era destinato ad ospitare un orto, utile, secondo Crespi, per permettere agli operai di passare più tempo all'aria aperta e per consentire loro una maggiore indipendenza economica.

Le villette per gli impiegati e i capireparto dell'opificio sono leggermente più complesse rispetto alle case operaie, con pianta rettangolare, finestre con architrave anziché arco ribassato ed elementi aggettanti rispetto al perimetro del fabbricato, coperti da piccole terrazze.

Le case per i dirigenti sono quelle più articolate dopo la casa padronale. Sono situate nella zona sud-orientale del villaggio presentano piante asimmetriche, verande e balconi. In queste abitazioni sono presenti salotti, studi e locali di rappresentanza e si inseriscono all'interno di ampi giardini.

Ultima parte ma non meno suggestiva di questo villaggio è il cimitero con il maestoso mausoleo della famiglia Crespi realizzato in ceppo rustico e cemento decorativo, in stile eclettico e di gusto esotico: sembra di trovarsi in uno di quei siti archeologici dei Maya con un immenso prato e tutte queste statue attorno ad una mausoleo. Le sepolture degli operai e dei loro famigliari sono caratterizzate da semplici croci in pietra ordinate in file e un tempo delimitate da siepi.

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