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  • Immagine del redattoreIlaria Scotti

La prima volta in Valle d'Aosta

Aggiornamento: 11 mag 2020

Ebbene sì, non sono mai stata in Val d’Aosta e come dar torto alla gente che mi diceva che fosse bellissima. Non essendo amante della montagna l’ho piuttosto tralasciata ma col tempo mi ha sempre più attirata per via di questi bellissimi castelli e rocche sparse qua e la per la vallata.

Poco lontana da Milano, circa due ore di macchina, si passa dai grattacieli del capoluogo milanese, agli scenari lacustri del Po piemontese, fino ad arrivare alle montagne verdi e a tratti innevate della Valle d’Aosta.

Prima tappa di questo giro in Val d'Aosta è Saint-Vincent. Piccolo paesino con poco più di 5 mila abitanti molto conosciuto per le sue terme e la stazione sciistica. La vallata è davvero molto bella: ammirarla la mattina appena sveglia con il sole che traspare dalle tapparelle o alle luci del tramonto è bellissimo.


Ma di cose bellissime da raccontare ce ne sono quindi non mi voglio divulgare tanto. A mezz’ ora da Saint Vincent c’è Aosta che a dirla tutta me la immaginavo più grande: una cittadina molto piccola, caratteristica, con una via principale circondata da mura romane e abbellita da fiori.

Ai tempi dei romani, Aosta era circondata da mura e si potevano contare circa 20 torri che permettevano di vigilare il territorio. Ora ne sono rimaste poche ed una di quelle ancora presenti ed integre è la Torre dei Signori che è il primo luogo che mi trovo davanti al mio arrivo. Si trova sul lato settentrionale della Porta Praetoria tra via San Anselmo e la porta stessa.

Costruita per volontà dei Signori di Porta Sant'Orso, dal 1830 ospitò uffici notarili; oggi è la sede dell’ufficio del turismo d’Aosta. Da questa porta si può dire di entrare nel cuore di Aosta: negozi di souvenir, abiti e liquori tipici della Valle d’Aosta, ristorantini e bar dove c’è gente che fa aperitivo. Alla fine di questa via, a chiudere le mura della vecchia città, non può mancare una porta: sto parlando dell’Arco di Augusto che oggi è diventato una rotonda per la viabilità cittadina.

Venne costruito nel 25 a.C. per la vittoria dei Romani sui Salassi.

‘’Ero così felice di ammirare questi bei paesaggi e l’arco di Trionfo di Aosta che avevo un unico desiderio da esprimere che la vita durasse per sempre’’ (Stendhal).

Aosta in sé me l’aspettavo molto più grande ma nell’ insieme è davvero graziosa, anche nella sua piccolezza. Poco lontano dalle mura romane sono passata vicino a questo giardinetto in costruzione: sullo sfondo si intravedono due torri, forse campanili. Si tratta della cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista, nonché cattedrale di Aosta. Sorge in Piazza Giovanni XXIII ed è stata costruita sotto l’imperatore Costantino, sui resti di una basilica romana.

Campanili romanici, affreschi altomedioevali, architettura in stile gotico: un mix di dettagli che rendono la cattedrale davvero un gioiello.


Proprio dietro a questa magnifica cattedrale trovate un luogo davvero molto carino dove potrete rilassarvi per un aperitivo: l’AD FORUM con il suo giardino estivo che sembra di essere in uno di quei Biergarten tedeschi.

Giardino verdissimo, amache, poltroncine e dondoli dove potersi rilassare e bere un cocktail o un semplice aperitivo.

Essendo alternativa, giustamente, tutti facevano aperitivo e io mi sono scelta il digestivo (analcolico più buono del mondo): succo di mela, cioccolato, nocciola e una spolverata di cannella. Ragazzi, la fine del mondo! Mi sarei portata a casa una tanica se avessi potuto. Accompagnato da questo drink, stuzzichini di ogni genere, dai più classici ai più raffinati.

Finito questo aperitivo in relax, mi dirigo verso il luogo della cena: l’osteria La Vache Folle, in tipico stile montanaro con campanacci delle mucche appese al soffitto e utensili da cucina appesi ai muri; è molto comoda da raggiungere perché è circondata da un enorme parcheggio quindi è anche in una posizione strategica.


Ma non perdiamoci nei dettagli, perdiamoci nel cibo delizioso: straccetti di carne con pancetta, fonduta con patate arrosto, taglieri di salumi deliziosi.. tutto a km 0. A concludere questa cena, non possono mancare le specialità tipiche alcoliche: il Bandì, uno dei tre liquori che mi hanno servito. Dall’ unificazione dell’Italia fino a metà del 1900, il contrabbando in Valle d’Aosta era il simbolo della lotta contro il centralismo nazionale che cercava di soffocare l’identità linguistica e culturale del popolo Valdoten. Questo liquore è l’omaggio a quei ragazzi che compivano vere e proprie imprese per attraversare i valichi in condizioni estreme.

Ultimo, ma non meno importante, è il caffè e qui lo fanno in una maniera un po’ particolare. In una pentola fanno caramellare lo zucchero, aggiungono il Bandì, lo incendiano nel vero senso della parola lasciandolo bruciare finché la fiamma non si spegne. Dopodiché si aggiunge il caffè, si mescola il tutto e si aggiunge la panna (quella da cucina per intenderci).

Infine si serve il tutto in un bicchiere oserei dire del Martini, una spolverata di cacao e buona bevuta.

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