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  • Immagine del redattoreIlaria Scotti

Tra Beatles e Fish&Chips: 24 ore a Liverpool

Aggiornamento: 9 mag 2020

Appena arrivati a Liverpool si nota subito la differenza tra il clima di Manchester e Liverpool: essendo sul mare c’è molto più freddo, umido e vento. Ma nulla mi spaventa, così inizio il mio giro nella cittá dei Beatles.

Uscendo dalla stazione di Lime Street e percorrendo pochi metri si può intravedere uno dei simboli della città: St. George Hall. Si tratta di un edificio maestoso che contiene aule per riunioni, per l’amministrazione della giustizia, sale concerti.. insomma è un area cittadina destinata ad ospitare la vita pubblica.


Costruito a metá del 1800 e inaugurato nel 1854, la sua architettura in stile neoclassico presenta dei porticati che circondano tutto il suo perimetro. Davanti a questo monumento fa capolino una statua della regina Vittoria su un cavallo, diverse statue di Leoni (ebbene si, sembra proprio di essere a Trafalgar Square a Londra) e un memoriale ai soldati caduti durante la guerra.

Proseguendo troviamo la Walker Art Gallery: galleria d’arte situata in William Brown Street che è l’unica via della nazione ad avere solo musei.

Ore 9.30 del mattino, il museo è vuoto, e me lo sono goduta pienamente. Si possono trovare opere di ogni genere (per citare una delle più importanti “La natività della Vergine “ del Perugino) ma non sono qui a parlarvi di Storia dell’arte. Quadro curioso che ho trovato in questa galleria è una copia della Monna Lisa di Leonardo da Vinci.

C'è meno caos del Louvre e la si può ammirare in solitaria, sedendosi sulla panchina posta davanti e osservarla, senza essere disturbati. Per chi vuole godersi questo museo senza i piccoli di casa che potrebbero annoiarsi, può lasciarli nell’ area giochi del museo.


Uscendo trovo la Central Library di Liverpool che al mio arrivo era chiusa. Quindi mi dirigo verso una zona verde che vedo in lontananza, il St. John’s Garden: è una bellissima e graziosa area dove prendere una pausa dalla città con panchine sparse per questo giardinetto. Consigliato per chi vuole far un break dalla storia arte e cultura che circonda quest’area.

Camminando attraverso queste viette molto caratteristiche (ho preferito camminare piuttosto che prendere il bus per godermi pienamente la cittá) passo attraverso palazzi e case in pieno stile british con pub ad ogni angolo fino ad arrivare al vero pub d’eccellenza della città dei Beatles: il The Cavern.

Situato al numero 10 di Mathew Street è una tappa imperdibile per chi si reca a Liverpool. Una specie di pellegrinaggio. The Cavern è stato aperto nei primi anni ’60 ed è la celebre riproduzione del locale dove suonarono parecchie volte non solo i Beatles ma anche Elton John e i Rolling Stones.


Appena scese le infinite rampe di scale si arriva all’entrata del locale con un mucchio di tavolini qua e là, angolo per le esibizioni, e tra gli archi di mattoni si arriva al bancone dove si ordina un buonissimo cocktail o un boccale di birra e dove si trova anche un piccolo angolino souvenir.

Alle pareti sono appese chitarre e quadri con ricordi dei nomi degli artisti che sono passati di qui, “Welcome to the Cavern, the World’s Greatest Rock’n’roll Club”, “This is where all began” e molti altri.

Consiglio per i claustrofobici: non recatevi al pub in una serata piena, lo troverete pieno ed essendo uno spazio parecchio ristretto non è un buon modo per passare la serata. Attorno al The Cavern ci sono comunque dei piccolissimi pub e di sera, con queste lucine appese tra un edificio e l’altro, si crea un atmosfera davvero magica.

Giornata di vento fortissimo pioggia prevista per tutto il giorno ma il tempo inglese mi ha graziata: mentre mi trovavo nel The Cavern ha diluviato per circa 20 minuti (insomma la pioggia che doveva cadere in una giornata è scesa tutta in quel momento). Fortunatamente, mi viene da dire.

Esco da queste bellissime viuzze e mi dirigo verso il mare (per farmi portare via dal vento velocissimo).


Il lungo mare, per intenderci, è un'immensa struttura che credo sia il simbolo della cittá perché appena si attracca al porto è la prima che si nota.

La SkyLine di Liverpool è caratterizzata dal Royal Liverpool Building. Poco distante da qui, ma al mio arrivo chiuso per restauro, dove si trova il museo di Liverpool. Proseguendo si arriva all’ Albert Dock dove trovo un piccolissimo museo quasi sconosciuto; qui viene illustrata con mobili e illustrazioni dell’epoca, la vita di una famiglia di Liverpool intorno agli anni della prima guerra mondiale. Passando dall’ entrata, alla cucina e i soggiorno, si sale nelle stanze attraverso una scala che emette rumori poco rassicuranti. Tutto in legno e tutto molto piccolo, compresi i lettini che a guardare i nostri ora sembrano delle barche.

L’Albert Dock è una parte di molo del porto di Liverpool davvero caratteristico: si trattava inizialmente di magazzini costruiti per permettere alle barche di rifornirsi o scaricare merci dalle imbarcazioni. Successivamente venne chiuso al commercio delle barche e durante la seconda guerra mondiale servì anche a livello militare in modo tale che le imbarcazioni militari potessero rifornirsi utilizzando il molo come ammiraglio britannico.

Nel post seconda guerra mondiale cadde in uno stato di degrado e alla fine degli anni ’80 dello scorso secolo, il Principe Carlo d’Inghilterra lo riaprì con il conseguente arrivo di attività turistiche come negozi di souvenir, musei come il The Beatles Story e ristoranti tipici. Parlando di cibo si può magiare in uno dei tipici ristoranti inglesi il fish and chips.

Uscendo dall’Albert Dock, raggiungo la fermata dei bus proprio fuori dal molo rosso. Bus numero 27 in direzione Anfield. Arrivo a destinazione e inizio il mio tour. La guida ci introduce la breve storia del Club e del suo stadio che hanno intenzione di ampliarle ma che nel suo piccolo ha fascino. 55mila posti a sedere circa, Anfield trabocca di storia, di coppe inglesi, Champions League e Campioni.

Inizialmente il Liverpool e L’Everton (altra squadra della città) si dividevano il campo. Dopodiché l’Everton decise di costruirsi uno stadio suo e agli inizi del 1892 il Liverpool ebbe lo stadio tutto per sé. Da qui iniziò la rivalità, come in ogni città d’altronde, tra le due squadre.

The Kop, la curva del Liverpool, poteva contenere fino a 28mila spettatori e si dice che i tifosi della curva potessero ‘’risucchiare la palla in rete’’ quando il Liverpool attacca verso la porta sotto la curva, per sottolineare l’entusiasmo e il loro sostegno. La curva fu ridotta di capienza dopo la strage di Hillsborough nell’89 che provocò la morte di un centinaio di persone. Scopro che non è possibile accedere agli spogliatoi e alla targa prima delle scale ‘’This is Anfield’’ perché il giorno precedente c’è stato un match casalingo. Sono invece ancora fortunata a trovare la ‘’Steven Gerrard Collection’’: raccolta completa di tutti i trofei, medaglie e maglie del mitico Capitano, in un mix di ricordi anche raccontati da lui in vari video dei suoi 17 anni con la maglia del Liverpool.

La guida ci ha spiegato che siamo stati fortunati a trovarla ancora intera dato che a fine 2017 Gerrard vuole far chiudere questa parte di museo dedicata a lui per portarsi a casa tutti i suoi trofei e ricordi. Giustamente.

Concludendo questo giro, e se vi rimane tempo, vi consiglio di recarvi pure allo stadio dell’Everton per vedere l’altra faccia della tifoseria. E credetemi, se siete veri tifosi di calcio, ne vale davvero la pena.

La mia giornata a Liverpool si è svolta dopo due giorni nella città di Manchester, poco lontane tra di loro. Potrete trovare l'altro racconto qui.

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